L'amicizia (tradotto): Traduzione Dal De Amicitia Di Cicerone

Prueba ahora Firma sin compromiso. Cancele cuando quiera.

Sinopsis

Il De amicitia sembra scritto oggi, non duemila anni fa. E Cicerone, uomo politico navigato e sempre a contatto con le mutevoli facce del potere, affrontando il tema dell’amicizia, parla col cuore in mano: non solo smonta il meccanismo delle cosiddette affinità elettive fra gli uomini, ma ne rivela intime debolezze, inevitabili fratture. L'amicizia nasce dalla comune radice dell’amore, è essa stessa una forma di amore, un’attrazione fra uomini buoni. Nel senso dato dai Romani: persone per bene, persone oneste, persone virtuose. Ed è subito attrazione fatale, per la vita. Forte, fortissima, ma non indissolubile. Anzi, dalle amicizie più salde e fraterne possono nascere odi acerrimi, mortali, distruttivi. Quando? Quando, e qui riappare il Cicerone politico, ci si vuol servire dell’amicizia per giochi sporchi, per azioni malvagie, per coperture colpevoli. Cicerone pone il dito su una piaga non solo della sua epoca, svelando la grande, insanabile frattura tra sentimenti privati e azioni pubbliche. E se il libretto pare tanto moderno nello stile, il merito è tutto di Cicerone. Solo qualche lunga frase costruita secondo le ferree regole dell'oratoria è stata spezzata, ma con delicatezza. Per ottenere un duplice risultato: non togliere nulla alla forza discorsiva, alla eloquenza di un grande principe del Foro e al tempo stesso non togliere il fiato al lettore di oggi. Abituato purtroppo dalla tivù a battute brevi, a dialoghi serrati, a zapping verbali... Cicerone tiene comunque in serbo una mossa vincente, un’abile trovata teatrale: racconta un dialogo del passato in presa diretta, mescolandoci ai suoi protagonisti. E così anche noi lettori ci ritroviamo d’incanto nell’emiciclo di una villa romana, su sedili di pietra, sotto un pergolato. Per apprendere che l’amicizia è un regalo degli Dei, il più bel dono che un essere umano possa ricevere nella vita. Buona lettura!

P.S. Cicerone muore a 63 anni, ucciso da alcuni sicari, nel 43 dopo Cristo. Travolto dai giochi di potere e da una dilagante corruzione, tenta la fuga da Roma, ma, raggiunto dai nemici, affronta il suo destino. Con coraggio e dignità, come sempre.